Mare

Davanti c’era il mare, alle spalle avevo la laguna. Davanti a me c’era il mare con il suo profumo di salino. Raccoglievo conchiglie, come una bambina felice. Ero ricoverata in ospedale, là insieme a tanti ospiti, tutti compresi nel loro dolore, come un fardello che si fatica lasciare. Ricordo, che con miei fratelli, eravamo felici di andare al mare, come dei cardellini scappati dalla gabbia. Che felicità per noi, che smessi gli abiti ci mettevamo i nostri costumini. I ricordi mi arrivano a fiotti, come dei flash, ma al presente ,dovevo pensare. Al passato e al futuro ci penserò poi.

Sono molto stanca, dolorante, nel fisico e nell’anima, sono a pezzi. Ho notato si che quando si soffre, in qualche modo si diventa più brutti. E io non voglio diventare brutta. Voglio invecchiare quasi onestamente, con le mie creme, i miei filtri magici, le mie pozioni, le mie tisane. Voglio invecchiare a poco a poco. Lentamente, molto lentamente Non voglio diventare vecchia, perché, quando si è vecchi, i giovani ti scansano, non ti abbracciano, ti lasciano lì e, non ti vedono.

Sei brutta. Come si dice in una poesia dei lirici greci, inviso ai giovani. Non so di quale autore, si tratti Archiloco, o Tirteo,Alcmane.

Se non ricordo, male era quest’ultimo.

La spiaggia, è magnifica, tutto questo posto è incredibile, ci sono tramonti sulla laguna da togliere il fiato. Un paesaggista, che sa il fatto suo, urlerebbe di gioia, a vederli. E tutt’intorno a questa meraviglia un verde, dalle mille sfumature. Ora si fa verde tenero, con colore dei prati, ora, si fa verde intenso, per una macchia improvvisa di alberi. C’è sulla collina, una casa rossa, con tante finestre in fila, che se avessi il genio di Hopper, avrei già dipinto.

Se non ci fossero le zanzare. Perché, vedi, in questo paradiso ci sono zanzare. E che zanzare, la temibile zanzara tigre, che è la più feroce.

Le settimane sono diventate mesi e, tante cose sono successe, alcune belle altre di meno. La convivenza è sempre difficile. Far stare in una camera quattro persone, che non si sono scelte e, che non hanno niente in comune che essersi trovate insieme per puro caso, rasenta la follia. Ma questo modo di fare è normale per un ospedale.

Ma voglio parlare di Venezia che mi ha stregato il cuore. Ero andata a Venezia, da piccola, durante infanzia, perché mi aveva portato la zia di Treviso. La zia di Treviso, Maria, forse perché, soffriva di nostalgia mi aveva insegnato il veneto.

Quando mi hanno lasciato lì, le mie amiche, io non mi sono persa d’animo, anzi da quel momento in poi ho cominciato a scorrazzare su e giù per la laguna.

La Salute, con il museo Guggenheim.

Ho visto capolavori famosi e, un pittore che si chiama Prendergast. Un acquarellista ,che non avevo mai visto in Italia.

Ho conosciuto molte persone, tutte con le loro fragilità e, con la loro problematica.

Io con loro. Me ne stavo per conto mio, appartata, rospigna, con miei libri. Non volevo che in qualche modo, interferissero con me. Sbagliavo.

Invece, tutti hanno qualche cosa da dare……


Grazie.

Ero una donna a metà e, non lo sapevo, quelle speranze deluse, la mattina mi ritrovava la stessa che alla sera.

E, sempre più infelice.

Grazie, mi avete ridato quella fiducia che credevo persa per sempre.

Grazie di avere creduto, che non ero una cosa morta ma viva, vitale.

Grazie per avermi dato una altra possibilità. Grazie di avermi restituito la fantasia e, quel certo non so che, che chiama gioia di vivere.

Andromeda